Siamo sotto l’ombra di pini altissimi e palme gigantesche: davanti a noi c’è il parco di Villa Torlonia. Circa un secolo fa, Mussolini e la sua famiglia abitavano qui, nel Casino Nobile della villa. All’interno oggi si conservano alcuni arredi, e, tra gli affreschi e gli stucchi, qualche decina di foto che ritraggono il duce indaffarato in mille attività.
La Casina delle Civette, con le sue torrette, i porticati, i tetti appuntiti e le coloratissime vetrate è a due passi da noi e vale la pena di una visita dall’esterno. Altre vetrate e altri colori danno luce alla Serra Moresca, poco distante, e, prima di lasciare il parco, abbiamo ancora il tempo per il Teatro con la Limonaia dove, se si desidera, si può bere un caffè.
Adesso siamo pronti per la seconda parte della nostra passeggiata, con un percorso che spesso sorprende non solo i visitatori stranieri, ma anche gli stessi romani. Usciamo su Via Nomentana, attraversiamo il quartiere Trieste, costeggiamo Villa Albani su Viale Regina Margherita e raggiungiamo il Coppedè.È un quartiere insolito, eclettico, dotato di una fortissima personalità.
Un arcone in muratura riccamente decorato unisce i due palazzi degli ambasciatori, proprio all’ingresso del quartiere: appeso al centro, tra i due piedritti, pende un enorme lampadario in ferro battuto. L’architetto Gino Coppedè ha progettato e costruito il quartiere circa 100 anni fa, realizzando un complesso abitativo che rompe decisamente gli schemi dell’architettura razionalista di quegli anni e propone un esperimento liberty: si tratta di 26 palazzine e 17 villini, nati nel 1915, su commissione della Società Anonima Edilizia Moderna.
Ormai quasi in chiusura, siamo pronti al finale: dodici rane di marmo che popolano la monumentale Fontana delle Rane ci aspettano al centro di Piazza Mincio. Tutto intorno, edifici insoliti e variegati sono decorati in modo sovrabbondante e fantastico. La Palazzina del Ragno, di ispirazione assiro-babilonese, si contraddistingue per un grande ragno sulla facciata; poi c’è l’enigmatico Palazzo senza nome e il Villino delle Fate, nella sua totale asimmetria, con archi e fregi medievali realizzati in marmo, laterizio, il travertino, terracotta e addirittura vetro.
Non è un caso che Dario Argento abbia ambientato proprio qui alcune scene di “Inferno” e “L’uccello dalle piume di cristallo”: è un fantastico miscuglio d’arte Liberty, Art Decò, con infiltrazioni d’arte greca, gotica, barocca e addirittura medievale.
In questo scenario da film dell’orrore, vi saluto e vi aspetto per qualche altra mattinata o pomeriggio da passare insieme. A presto.
2h
poco
impegnativo
adatto ai bambini